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Vivere a lungo o vivere meglio (o tutte e due)?
Investire nel proprio benessere attraverso scelte consapevoli può essere la chiave di volta non solo per allungare la vita
ma, soprattutto, per migliorarne la qualità.

Vivere più a lungo non significa necessariamente vivere meglio. Se vivere a lungo oggi è una possibilità concreta, vivere bene è, invece, una scelta. Adottare uno stile di vita sano e pianificare con attenzione il proprio futuro sono le chiavi per un’esistenza più longeva e soddisfacente. Non si tratta solo di aggiungere anni alla vita, ma di aggiungere qualità agli anni, iniziando fin da giovani a costruire il proprio benessere futuro.
Come? Lavorando su una molteplicità di aspetti e fattori determinanti.
Qualità della vita: da cosa dipende?
Se è vero che la genetica svolge un ruolo cruciale nella determinazione della nostra predisposizione alla longevità – ognuno di noi invecchia diversamente, perché eredita una serie di tratti genetici che possono influenzare la salute – questo non è il solo fattore determinante. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che che le nostre abitudini quotidiane, i nostri stili di vita, ne influenzano altrettanto profondamente la qualità e la durata.
Secondo l’OMS se l’aspetto della cura incide per l’11%, il 22% è rappresentato dalla genetica, il 7% deriva dall’ambiente, ma la parte maggioritaria, il 60%, va ricercata proprio negli aspetti sociali e comportamentali. Come ci ha spiegato, in occasione della nostra ultima Convention, anche Nicola Palmarini, uno dei principali esperti globali di innovazione nell’invecchiamento e nella longevità e direttore del National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito, uno degli equivoci da evitare è proprio quello di confinare la longevità a un tema legato alla vecchiaia.
La longevità è un gioco da ragazzi
La prima parola da associare alla longevità è: prevenzione. La longevità in salute richiede fin da giovani comportamenti corretti per mantenersi, appunto, bene: alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, gestione dello stress, relazioni sociali, attivismo lavorativo, gestione consapevole dei propri risparmi sono tutti pilastri fondamentali per assicurarsi un invecchiamento sereno. Non correndo ai ripari quando ormai è tardi (ha più senso smettere di fumare a 65 anni o non iniziare proprio?), ma cominciando fin da giovani a fare scelte consapevoli e mirate a vivere meglio anche domani. Economia, istituzioni, marketing e comunicazione, in questo, non ci aiutano ancora molto: la maggior parte delle aziende punta ancora alla ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza, la pensione è ancora vista come un periodo di lento declino, e i bilanci statali sono dedicati ai costi del welfare legati alle patologie croniche..

Serve un cambio di paradigma sull’invecchiamento
La ricerca dell’Osservatorio Nestlé “L’età senza età” giunta alla quindicesima edizione, nell’analizzare le abitudini alimentari degli italiani di generazioni diverse nel Nord Ovest, offre spunti interessanti sul tema della longevità, mettendo in luce come forse qualcosa stia cambiando nell’approccio a queste tematiche. Dall’indagine emerge, infatti, come la longevità non sia più considerata solo una questione di età biologica, ma di mentalità e stile di vita, riflettendo un cambiamento culturale profondo che sta ridefinendo il concetto di invecchiamento di qualità, fatto di benessere, dinamismo e un approccio proattivo alla vita quotidiana. Tra i vari dati raccolti, appaiono particolarmente interessanti proprio quelli relativi alla percezione dell’invecchiamento: per il 27% degli intervistati, infatti, l’invecchiamento inizia “quando ti vedi vecchio/a davanti allo specchio”, il 22% associa l’inizio della vecchiaia al momento in cui si smette di fare programmi per il futuro e per il 13% quando si smette di lavorare. Il declino cognitivo (54%) e il decadimento mentale (46%) sono in cima alla lista delle paure. emerge, dunque, il concetto del lavoro e del sentirsi utili (più che giovani) come aspetto fondamentale che concorre al benessere e alla qualità di vita.
L’importanza della Pianificazione finanziaria
Ma se la longevità è sempre più una realtà, siamo preparati a vivere più a lungo? Pianificare il futuro significa pensare non solo alla salute, su cui le scienze e la medicina continuano a fare enormi progressi, ma anche alla sicurezza economica, per garantirsi un futuro senza stress e affrontare senza paura imprevisti e incidenti di percorso. Investire in un piano di risparmio adeguato, diversificare le fonti di reddito, adottare una gestione consapevole delle proprie risorse che tenga conto dei propri obiettivi di vita, delle necessità assicurative, previdenziali e successorie, sono strategie fondamentali per garantirsi una vecchiaia che sia l’inizio di un secondo tempo ancora tutto da giocare.
Vivere più a lungo non significa necessariamente vivere meglio. Se vivere a lungo oggi è una possibilità concreta, vivere bene è, invece, una scelta. Adottare uno stile di vita sano e pianificare con attenzione il proprio futuro sono le chiavi per un’esistenza più longeva e soddisfacente. Non si tratta solo di aggiungere anni alla vita, ma di aggiungere qualità agli anni, iniziando fin da giovani a costruire il proprio benessere futuro.
Come? Lavorando su una molteplicità di aspetti e fattori determinanti.
Qualità della vita: da cosa dipende?
Se è vero che la genetica svolge un ruolo cruciale nella determinazione della nostra predisposizione alla longevità – ognuno di noi invecchia diversamente, perché eredita una serie di tratti genetici che possono influenzare la salute – questo non è il solo fattore determinante. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che che le nostre abitudini quotidiane, i nostri stili di vita, ne influenzano altrettanto profondamente la qualità e la durata.
Secondo l’OMS se l’aspetto della cura incide per l’11%, il 22% è rappresentato dalla genetica, il 7% deriva dall’ambiente, ma la parte maggioritaria, il 60%, va ricercata proprio negli aspetti sociali e comportamentali. Come ci ha spiegato, in occasione della nostra ultima Convention, anche Nicola Palmarini, uno dei principali esperti globali di innovazione nell’invecchiamento e nella longevità e direttore del National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito, uno degli equivoci da evitare è proprio quello di confinare la longevità a un tema legato alla vecchiaia.
La longevità è un gioco da ragazzi
La prima parola da associare alla longevità è: prevenzione. La longevità in salute richiede fin da giovani comportamenti corretti per mantenersi, appunto, bene: alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, gestione dello stress, relazioni sociali, attivismo lavorativo, gestione consapevole dei propri risparmi sono tutti pilastri fondamentali per assicurarsi un invecchiamento sereno. Non correndo ai ripari quando ormai è tardi (ha più senso smettere di fumare a 65 anni o non iniziare proprio?), ma cominciando fin da giovani a fare scelte consapevoli e mirate a vivere meglio anche domani. Economia, istituzioni, marketing e comunicazione, in questo, non ci aiutano ancora molto: la maggior parte delle aziende punta ancora alla ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza, la pensione è ancora vista come un periodo di lento declino, e i bilanci statali sono dedicati ai costi del welfare legati alle patologie croniche..

Serve un cambio di paradigma sull’invecchiamento
La ricerca dell’Osservatorio Nestlé “L’età senza età” giunta alla quindicesima edizione, nell’analizzare le abitudini alimentari degli italiani di generazioni diverse nel Nord Ovest, offre spunti interessanti sul tema della longevità, mettendo in luce come forse qualcosa stia cambiando nell’approccio a queste tematiche. Dall’indagine emerge, infatti, come la longevità non sia più considerata solo una questione di età biologica, ma di mentalità e stile di vita, riflettendo un cambiamento culturale profondo che sta ridefinendo il concetto di invecchiamento di qualità, fatto di benessere, dinamismo e un approccio proattivo alla vita quotidiana. Tra i vari dati raccolti, appaiono particolarmente interessanti proprio quelli relativi alla percezione dell’invecchiamento: per il 27% degli intervistati, infatti, l’invecchiamento inizia “quando ti vedi vecchio/a davanti allo specchio”, il 22% associa l’inizio della vecchiaia al momento in cui si smette di fare programmi per il futuro e per il 13% quando si smette di lavorare. Il declino cognitivo (54%) e il decadimento mentale (46%) sono in cima alla lista delle paure. emerge, dunque, il concetto del lavoro e del sentirsi utili (più che giovani) come aspetto fondamentale che concorre al benessere e alla qualità di vita.
L’importanza della Pianificazione finanziaria
Ma se la longevità è sempre più una realtà, siamo preparati a vivere più a lungo? Pianificare il futuro significa pensare non solo alla salute, su cui le scienze e la medicina continuano a fare enormi progressi, ma anche alla sicurezza economica, per garantirsi un futuro senza stress e affrontare senza paura imprevisti e incidenti di percorso. Investire in un piano di risparmio adeguato, diversificare le fonti di reddito, adottare una gestione consapevole delle proprie risorse che tenga conto dei propri obiettivi di vita, delle necessità assicurative, previdenziali e successorie, sono strategie fondamentali per garantirsi una vecchiaia che sia l’inizio di un secondo tempo ancora tutto da giocare.
Ufficio Stampa:
Francesca Pavesi
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mail: press@spazio-leonardo.it