Intervista ad (ab)Normal gli artisti di Freak Show
Da Luna Park a distretto finanziario: la trasformazione continua del quartiere Porta Nuova
Oggi rappresenta uno dei simboli principali della Milano che si evolve e cambia, ma, scavando nella memoria collettiva, sono ancora forti i richiami a un passato non troppo lontano: ed è proprio su questo stretto legame tra il vecchio e il nuovo che si è ispirato il collettivo (ab)normal per realizzare Freak Show, la mostra site specific che ha animato Spazio Leonardo fino a giugno 2022.
Le Varesine di Milano Porta Nuova, il luna park dei milanesi
Fino a pochi anni fa, infatti, la zona intorno a viale della Liberazione aveva tutt’altro aspetto: al posto del Bosco Verticale, della Biblioteca degli alberi, del Diamante e di altre costruzioni avveniristiche, solo i binari della vecchia ferrovia che collegava la piccola stazione di Porta Nuova a Novara, Gallarate e Varese e una vastissima area sterrata e incolta dove, fino alla fine degli anni ’90, hanno trovato posto le giostre e i tendoni del luna park delle Varesine.
Entrando nei ricordi…
Chi è di Milano e non è più giovanissimo non può non ricordarsi il profumo di zucchero filato, le giostre, le rapide, i go kart e la grande Ruota Panoramica, meta di tante gite domenicali in famiglia o con gli amici; chi è più giovane ne ha sicuramente sentito parlare da genitori, nonni, conoscenti. Le testimonianze fotografiche per ricostruire come fosse questa zona fino qualche decennio fa, purtroppo, non sono tantissime, come ci raccontano gli artisti del collettivo (ab)Normal* (nome che, a dispetto di quanto si pensi, non è una citazione cinematografica ma un riferimento “tecnico” alle geometrie utilizzate nei rendering dagli architetti!) che hanno provato a far rivivere l’atmosfera di quegli anni all’interno di Spazio Leonardo, in una sorta di scavo archeologico fisico e virtuale nella memoria collettiva per riportare alla luce cosa fosse questo quartiere prima della recente trasformazione edilizia.
Com’è nata la mostra Freak Show?
Il progetto è stato pensato e realizzato in collaborazione con UNA Galleria apposta per Spazio Leonardo: volevamo creare qualcosa che sottolineasse lo stretto legame dello Spazio con la città e in particolare con il quartiere in cui sorge. Nessuno di noi aveva avuto l’opportunità di frequentare e nemmeno vedere di persona le Varesine, ma tutti ne avevamo sentito parlare e avevamo visto alcuni scatti molto significativi del fotografo Gabriele Basilico, il cui lavoro si è sempre focalizzato proprio sullo spazio urbano e le sue trasformazioni.
Processo creativo e ricerca
Abbiamo quindi cercato di approfondire la ricerca iconografica, con l’idea di prendere dalla cultura visuale le immagini e i simboli da ricostruire in oggetti fisici, ma ci siamo resi conto ben presto che sul Luna Park c’era tanta testimonianza scritta ma pochissime immagini fotografiche. Ci siamo rivolti allora a un altro media, il cinema, dove invece abbiamo trovato una grande produzione minore di thriller e film di genere degli anni ’70 nei quali molte scene – soprattutto di inseguimenti e sparatorie – erano ambientate proprio all’interno delle Varesine. Ci ha colpito subito il forte contrasto tra i colori pastello e l’ambiente giocoso e ludico del luna park e le scene di violenza che vi si svolgevano, a testimonianza probabilmente del fatto che un tempo, prima della rinascita e della trasformazione subita negli ultimi anni, questa zona fosse davvero molto diversa dall’elegante, centralissimo e funzionale quartiere che è diventato oggi. A queste fonti cinematografiche si è aggiunto anche un video super amatoriale di fine anni ‘80 trovato in rete e che ci ha dato un ulteriore spaccato del tempo.
La scelta del materiale
Da tutto questo materiale abbiamo estratto loghi, insegne e oggetti che sono stati tradotti nei gonfiabili trasparenti in mostra in Spazio Leonardo, ricreando un’atmosfera che fosse in parte ludica, in parte nostalgica ma soprattutto molto eterea – da qui la scelta del gonfiabile trasparente – proprio come le memorie confuse e i ricordi annebbiati di milanesi e non di ogni età. I simboli che abbiamo scelto di rappresentare sono la scritta verde “vetro” presa dal film di Sergio Martino, le poltroncine del “calcinculo”, il cornicione che fa da sfondo alla giostra e le rapide. Le strutture in legno su cui appoggiano alcuni dei gonfiabili vogliono dare invece l’idea dello scavo archeologico, del cantiere che metaforicamente c’è sotto lo spazio espositivo
Che valore aggiunto dà alle vostre opere l’essere esposti in uno spazio atipico come questo?
Spazio Leonardo ci ha dato l’opportunità, per la prima volta, di realizzare degli oggetti gonfiabili, sulla scia di alcuni movimenti artistici degli anni ‘70 che creavano istallazioni spaziali temporanee molto grandi da collocare negli spazi aperti delle città: siamo quindi molto curiosi di vedere quale tipo di riscontro possa avere questa forma artistica al giorno d’oggi e quali sensazioni possa suscitare a un pubblico molto eterogeneo e diversificato, non per forza esperto di arte contemporanea o che frequenta solitamente le gallerie. Il video che accompagna l’esposizione degli oggetti gonfiabili dovrebbe aiutare a creare dei link diretti per comprendere meglio il senso della mostra, accompagnando i visitatori in un viaggio alla scoperta, o riscoperta, del passato che ha abitato qui. In questo senso, anche la tecnologia è molto di aiuto nell’avvicinare le persone all’arte. Credo che la forza di questa mostra sia quella di essere stata concepita proprio per questo Spazio, perché solo qui si può avvertire il vero legame tra passato e presente di una città che sta davvero cambiando volto ma non dimentica le sue radici.