Migliorare il benessere psicologico dei dipendenti con lo psicologo in azienda
Premesse e analisi del contesto
La necessità di inserire la figura di uno psicologo in azienda deriva dal fatto che, negli ultimi mesi, stiamo assistendo a un aumento sempre più diffuso di un disagio psicologico tra le persone, complici la recente pandemia non ancora terminata e la situazione internazionale di estrema delicatezza. I sintomi più comuni di questo malessere sono ansia, depressione, paura, crisi di panico, insonnia, insicurezza, che spesso avrebbero bisogno del supporto di un professionista. Recenti studi parlano di un aumento del malessere tra le persone del 20/25% se non addirittura del 40%.
Dalla vita privata a quella professionale
La qualità dell’equilibrio psicofisico si ripercuote non solo nella sfera personale, ma anche sulla vita professionale delle persone. Per questo, diverse aziende stanno cominciando a investire su servizi mirati a promuovere il benessere psicologico di dipendenti e collaboratori. In America e in altri paesi europei è una pratica già diffusa da tempo, in Italia sta prendendo sempre più piede. Infatti anche il Governo ha previsto un bonus psicologo proprio a sostegno di quanti, colpiti dalla pandemia e dalle conseguenze sociali ed economiche del Covid, necessitano di una terapia di supporto. Le soluzioni adottate dalle aziende sono diverse, si va dalla consulenza psicologica on line alla possibilità di usufruire di sedute con un professionista in ufficio. Ne abbiamo parlato con Michela Toscano, psicologa e psicoterapeuta, con una formazione sia in ambito privato che nelle organizzazioni aziendali, e Danila De Stefano, CEO e founder di Unobravo, azienda di psicologia on line.
Lo psicologo in azienda diventa parte integrante delle aziende in Italia
Dott.ssa Toscano, le imprese italiane si stanno orientando verso iniziative come l’introduzione dello psicologo in azienda?
Sì, anche in Italia nell’ultimo periodo stiamo assistendo a un incremento di progetti volti al benessere psicologico dei collaboratori. Qualcosa si faceva già prima della pandemia, ma era focalizzato soprattutto su tematiche strettamente legate all’ambito lavorativo: clima aziendale e problematiche interne al team. La pandemia è stata sicuramente un acceleratore di questo trend: la commistione tra sfera privata e lavorativa che si è instaurata durante il lockdown e l’aumento del disagio psicologico, sono diventati problemi talmente importanti che anche le aziende si sono rese conto che ansie, paure, difficoltà non potevano restare fuori dalla porta dell’ufficio la mattina. Per questo si sono aperte a progetti a più ampio raggio che includessero il benessere psicologico a 360 gradi.
Un progetto per il benessere psicologico di dipendenti e collaboratori
Dott.ssa Toscano, quali sono le principali soluzioni adottate dalle aziende per favorire il benessere psicologico di dipendenti e collaboratori?
Spaziano da webinar su tematiche inerenti la sfera dell’emotività a interventi volti a migliorare la gestione del work-life balance per integrare al meglio vita privata e lavoro. Oltre a questi si inseriscono percorsi di psicoterapia individuale che possono essere organizzati all’esterno oppure coinvolgendo dei professionisti all’interno dell’azienda, come sta facendo Leonardo Assicurazioni, con un progetto molto interessante che prevede come professionista una figura che ha un background non solo organizzativo ma anche clinico. In questo modo quest’ultimo può essere disponibile a un supporto su tematiche sia private che lavorative, due facce della stessa medaglia, con la persona al centro.
I disagi psicologici sul lavoro
Nel contesto lavorativo, quali sono i principali disagi che spingono le persone a cercare una consulenza psicologica?
A mio avviso i principali problemi sono scaturiti da una parte da questa commistione tra vita privata e lavoro che si è protratta per mesi, che ancor oggi non è del tutto superata e che rende difficile riportare le due sfere in equilibrio: per troppo tempo il lavoro è entrato in casa, molti si sono focalizzati, anzi identificati, solo nel lavoro e adesso fanno fatica a gestire normalmente la vita privata. Dall’altra parte in ambito lavorativo c’è sempre stato, e la pandemia lo ha accentuato, il tema della gestione dello stress, delle pressioni, dell’ansia di dover essere sempre al top, del non doversi mai mostrare deboli, del non avere un momento di cedimento. Questo disagio riguarda soprattutto le figure di un certo livello più che i giovani appena entrati in azienda che, invece, hanno sicuramente più entusiasmo anche se, in realtà, sono tra le fasce che più hanno patito l’isolamento sociale e l’incertezza sul futuro e dunque hanno un disagio legato al tema della progettualità. Per non parlare delle donne, che sono state tra le vittime principali della pandemia, facendo un salto indietro rispetto a quanto era stato conquistato negli anni in tema di indipendenza e autonomia sia in casa che sul lavoro.
Il ruolo delle aziende: un contributo importante
In Italia ancor oggi consultare uno psicologo viene visto spesso come un tabù. Dott.ssa De Stefano, che ruolo possono avere in quest’ottica le aziende che si preoccupano del benessere psicologico dei propri collaboratori?
Io credo che andare dallo psicologo sia una delle forme più belle per prendersi cura di sé e di cui andare orgogliosi, non certo di cui vergognarsi: come non ci si vergogna quando si va dal dentista se si ha mal di denti o se si va in palestra per stare meglio col proprio corpo, allo stesso modo ci si rivolge a uno psicologo per stare meglio con sé stessi. Per questo è importante che ognuno nella società svolga il suo ruolo al meglio per diffondere questo messaggio, aiutando a combattere le stigmatizzazioni, ad aprirsi al mondo delle emozioni e a normalizzare la sofferenza, che purtroppo fa parte della nostra vita: noi professionisti, le scuole, lavorando sull’educazione emotiva, e anche le aziende che, aprendosi a questo tipo di progetti, possono avere un ruolo davvero chiave come modelli virtuosi verso la società. Un top manager che va dallo psicologo e lo consiglia ai suoi collaboratori è un segnale che la consulenza psicologica non è da deboli, non è una malattia, non è un fallimento, anzi, è un prendersi cura di sé stesso e anche degli altri. Per questo spero che l’apertura delle aziende in questo senso non si fermi con la fine dell’emergenza ma segni davvero un cambio di mentalità.
Dottoressa De Stefano, la pandemia ha smarcato molto anche il tema della consulenza psicologica on line. Unobravo è nato proprio come servizio da remoto, qual è la vostra esperienza con il mondo del lavoro?
Anche noi abbiamo notato che nelle aziende si stanno smuovendo molto le coscienze per quanto riguarda il desiderio di dare un supporto ai propri dipendenti in termini di benessere psicologico. Quello che ci auspichiamo è che questo trend prosegua facendo un ulteriore passo avanti, passando dal concetto di salute mentale come questione del singolo a quella di comunità e un’azienda è anche una comunità fatta di persone. Quello che in Unobravo cerchiamo di promuovere sempre, in qualsiasi contesto, è proprio la prevenzione ossia cercare di prevenire quelli che possono essere i disagi psicologici che possono portare un cattivo benessere, fisico mentale, in generale ma anche di incoraggiare una cultura psicologica anche all’interno delle organizzazioni. Già durante la pandemia diverse aziende hanno iniziato ad inserire un supporto psicologico per i propri dipendenti on line, con modalità differenti che spaziavano dalle sedute di terapia per il singolo a percorsi più esperienziali di gruppo all’interno di un team di lavoro a corsi mirati su tematiche specifiche. Noi andiamo incontro alle esigenze di ciascuna azienda, cercando di essere il braccio destro che le supporta in questa missione verso i propri collaboratori.
Sul lavoro, qual è la motivazione principale che spinge le persone a rivolgersi a Unobravo per una consulenza psicologica online?
Il Covid ha causato in generale moltissimo malessere, esasperando le difficoltà che già c’erano e facendone sorgere di nuove, legate in particolare alla paura di ammalarsi, allo stress da isolamento, a disturbi post traumatici legati alla malattia o alla morte dei propri cari. Solo tra qualche anno vedremo i risultati degli studi che già oggi parlano di un aumento del malessere nel mondo tra le persone del 20/25% se non addirittura del 40%.
Vantaggi e svantaggi del servizio online
Come si costruisce una “relazione digitalizzata” psicologo-paziente in modalità on line? Come si possono creare empatia e fiducia attraverso uno schermo?
Sicuramente la modalità di terapia on line ha dei pro e dei contro. Il contro è che del nostro paziente vediamo solo il viso fino alle spalle, ci perdiamo parte del linguaggio del corpo, oltre al fatto ovviamente di non incontrarla di persona. Tuttavia, la modalità on line ha reso la terapia accessibile a molte più persone, aiutando a combattere lo stigma dello psicologo visto in Italia ancora come qualcosa di cui vergognarsi. Considerando che dietro lo schermo, le persone si sentono più libere di parlare, lo schermo velocizza quel processo che porta il paziente ad aprirsi e a parlare dei suoi problemi. A questo si aggiunge il fatto che noi siamo molto selettivi nella selezione dei nostri psicologi. Abbiamo un team di psicologi recruiting che si occupano di scegliere i collaboratori secondo il principio dell’alleanza terapeutica, ossia sulla relazione che si instaura tra paziente e psicoterapeuta. Gli elementi che caratterizzano la relazione terapeutica tradizionale (empatia, supporto, volontà ad aprirsi) sono gli stessi che permettono una relazione autentica on line. È questo in realtà che fa la differenza, la differenza la fa il professionista e noi siamo diventati bravi a capire quale sia il professionista adatto a questo tipo di modalità. Senza contare che la modalità on line ci consente di lavorare facilmente su tutta Italia e anche all’estero supportando gli italiani che lavorano in altri paesi e offrendo una consulenza psicologica anche in inglese e in spagnolo. Racconta la Dott.ssa De Stefano.
Rapporto paziente e psicologo online
Dott.ssa De Stefano, come abbinate il paziente al professionista più adatto senza esservi mai visti?
Abbiamo messo a punto un algoritmo di matching proprietario dell’azienda che funziona in modo semplice per il paziente, il quale, compilando un questionario on line, viene indirizzato al professionista più adatto a lui in base alle sue esigenze. Questa tecnologia facilita l’accesso alla psicoterapia, perché purtroppo molto spesso succede che l’utente non sappia a chi rivolgersi e finisca per fare una scelta basandosi su parametri poco efficaci come il passaparola o la vicinanza a casa. Ad oggi abbiamo visto che il nostro metodo funziona, infatti, il nostro network di psicologi supporta più di 30 mila persone con oltre 300 mila sedute in due anni.